Napoli - Statua del dio Nilo
Nella Napoli greco-romana si stabilirono numerosi egiziani (provenienti da Alessandria d'Egitto); le colonie erano formate da ceti sociali differenti tra loro (viaggiatori, mercanti, schiavi, ecc..) ed i napoletani non si dimostrarono avversi a questo popolo, anzi, le colonie vennero soprannominate le "nilesi", in onore del vasto fiume egiziano. Gli Alessandrini decisero così di erigere una statua che ricordasse la loro terra natia (la Statua del Dio Nilo).
La scultura è collocata nella posizione originaria, proprio dove la vollero gli alessandrini circa duemila anni fa, anche se non sono mancati i casi di tentato rastrellamento o annebbiamento.
Perdute le sue tracce durante il medioevo, la statua fu ritrovata durante il XV secolo priva della testa. Essa fu interpretata erroneamente come la statua di un personaggio femminile, per via della presenza di alcuni bambini che sembrano allattarsi in seno alla madre. L'opera, secondo le cronache dell'epoca, stava a simboleggiare la città madre che allatta i propri figli; da qui nacque il topononimo Corpo di Napoli, dato al largo dove è tutt'ora ubicata. Solo nel XVII secolo la scultura fu restaurata e integrata con la testa di un uomo barbuto; nel 1667 fu riportata nel suo luogo d'origine, posta su quello che viene chiamato sedile di marmo.
Durante il secondo dopoguerra, la testa del coccodrillo, alcuni putti che circondavano la divinità e la testa della sfinge che caratterizzava il blocco di marmo, furono perduti a seguito di atti vandalici compiuti dalla popolazione locale. Infatti si presume con quasi assoluta certezza, che questi pezzi siano stati rubati e poi rivenduti al mercato d'antiquariato nero.
Tratto da Wikipedia
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